La tendinopatia laterale di gomito (LET) o “gomito del tennista” è la patologia muscoloscheletrica che più frequentemente colpisce il gomito.
Si stima che il 40% degli adulti in un determinato periodo della loro vita accuserà dolore laterale di gomito; in particolare la LET è più frequente fra i 30 e 64 anni (picco 45-54 anni) con maggior severità e durata nel sesso femminile. Interessa più spesso l’arto dominante e la popolazione che svolge attività manuali pesanti, movimenti ripetuti del braccio e del polso con notevole sforzo a carico dei muscoli dell’avambraccio, del polso e della mano. Tuttavia colpisce anche persone che lavorano in ufficio, anziani, sportivi (tennis, squash, sport da lancio).
Viene comunemente definito “gomito del tennista”: in realtà solo il 10% dei pazienti con LET gioca a tennis (attenzione, tra i tennisti amatoriali è la tendinopatia più diffusa).
Quali sintomi la caratterizzano?
L’insorgenza della patologia è spesso insidiosa, con un iniziale fastidio nella zona laterale del gomito che tende a peggiorare gradualmente e ad accentuarsi soprattutto durante le attività di presa o il sollevamento di oggetti (in particolare se a gomito esteso) fino ad irradiarsi lungo l’avambraccio e la mano. Può essere presente rigidità mattutina e gonfiore sulla parte esterna del gomito.
Il termine tendinopatia indica la presenza di un problema a carico del tendine, in particolare dei muscoli che estendono e supinano il polso. Tuttavia la LET è con buona probabilità di origine multifattoriale: sovraccarico, patologia locale del tendine, squilibrio muscolare, alterata postura (per esempio del polso nel caso di un tennista), patologia di spalla.
Come riconoscerla?
La diagnosi è prevalentemente clinica e si basa sul racconto del paziente e sull’esame obiettivo. Per quanto riguarda invece la diagnostica per immagini (ecografia e risonanza magnetica) gli studi hanno evidenziato mancanza di correlazione tra il grado di degenerazione tendinea e la gravità dei sintomi del paziente, rendendo questi strumenti utili per escludere la patologia tendinea piuttosto che per fare diagnosi.
È importante la valutazione e un corretto inquadramento del paziente perché la LET, se trascurata, può diventare una patologia invalidante .
Come si cura?
Il trattamento conservativo rappresenta la prima linea di intervento.
L’esercizio terapeutico riveste un ruolo centrale nella riduzione del dolore e nel ricondizionamento della struttura tendinea allo sforzo e alle sollecitazioni quotidiane. Va personalizzato sulle caratteristiche del paziente (età, professione, richiesta funzionale), sulla fase e severità della tendinopatia. Può essere utile inserire esercizi di controllo motorio per migliorare il gesto sportivo o modificare le abitudini/posture lavorative riducendo così il rischio di future recidive.
La terapia manuale, tramite tecniche di mobilizzazione del gomito e, se necessario, della colonna cervicale e toracica può essere utilizzata per ridurre il dolore, migliorare l’escursione articolare e la funzione.
Per la riuscita dell’intervento altrettanto importante è l’educazione del paziente per favorire l’adesione al percorso riabilitativo:
- rassicurare: la condizione può migliorare con il riposo e col tempo;
- informare: evitare le posizioni mantenute e le attività dolorose, ridurre le attività che richiedono una deviazione del polso, i movimenti ripetitivi e gli sforzi eccessivi;
- fornire consigli posturali;
- eventuale uso di ortesi e bendaggi anche se le evidenze in merito sono contrastanti e la letteratura non chiarisce quale tra le ortesi sia più efficace.
Conclusione
Rivolgersi al fisioterapista il prima possibile risulta essere la scelta migliore per intervenire tempestivamente ed evitare un peggioramento e cronicizzazione dei sintomi.